Prestiti garantiti, ogni 100 richieste le banche ne concedono 6

Prestiti garantiti per le PMI, se ne continua a parlare e fanno sempre molto discutere. Le misure messe in campo per far fronte alle gravi conseguenze economiche seguite al lockdown resosi necessario per arginare l’impatto della pandemia da Coronavirus, sono ingenti, ma in molti casi paiono comunque non sufficienti e non pienamente efficaci, in quanto poco in grado di far fronte ad esigenze reali e sempre più diffuse.

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I prestiti garantiti alle aziende, che possono accedere ad un credito fino a 25 mila euro, garantito al 100% dallo stato sono un perfetto esempio di come le idee della politica e la realtà spesso procedano su binari paralleli senza mai incontrarsi. Questi prestiti sarebbero dovuto essere erogati dalle banche in modo rapido, senza burocrazia e istruttoria, peccato però che il sistema bancario si sia dimostrato un imbuto con un collo decisamente stretto e che la tanto acclamata semplicità e sburocratizzazione non si sia vista, nel concreto.

Dal 17 marzo al 13 maggio 2020 sono arrivare alle banche 165 mila richieste di finanziamenti garantiti al 100% dallo stato, di queste sono state accolte e liquidate con l’erogazione del credito, solo poco più del 6%.

Non va poi per nulla meglio ai dipendenti. Soltanto sei lavoratori su cento infatti hanno ricevuto l’anticipo della cassa integrazione. I Consulenti del Lavoro avevano lanciato l’allarme già ad aprile, ma pochi sono parsi disponibili ad ascoltarli.

Il ruolo delle banche nelle misure pensate a sostegno di imprese e lavoratori doveva essere poco più che tecnico, ma in realtà come evidenziato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, è stato caratterizzato come molti si attendevano, da non poche difficoltà operative e procedurali e quanto scritto nel Decreto Liquidità è parso presto ben lontano dalla realtà dei fatti.

Le banche fanno il loro lavoro e operano solo con garanzie precise. Lo stato garantisce i prestiti al 100%, ma con quali soldi? Le coperture ci sono? Evidentemente il sistema bancario ha qualche dubbio in merito e l’ha chiaramente dimostrato.

Lavoratori rimasti senza anticipo sulla Cassa Integrazione

Quella di tante PMI che faticano a ripartire senza liquidità è un grosso problema, ma numerosi sono anche i lavoratori dipendenti in sofferenza. L’anticipo della Cig per i lavoratori è una delle maggiori criticità resesi evidenti in questo periodo. Tante le domande presentate, ancora molta la burocrazia e il sistema s’è sostanzialmente bloccato.

Gli istituti di credito richiedono vari documenti, tra i quali, come segnalato da molti lavoratori, anche copia del «Modello SR41» che i datori di lavoro devono inoltrare all’Inps, ma solo dopo aver completato l’intero iter di autorizzazione della cassa integrazione. Richiedere questo modello significa sostanzialmente tradire lo stesso spirito dell’accordo raggiunto tra Inps ed ABI, che avrebbe dovuto ridurre i tempi per l’erogazione dell’anticipo al lavoratore cassaintegrato.

Imprenditori senza prestiti e PMI al collasso

L’accesso al credito per gli imprenditori è sempre un tema complesso e spesso centrale nella discussione politica ed economica nel nostro paese. In questo momento, dove pare che la parola d’ordine per le imprese sia ripartenza, la liquidità è più che mai fondamentale, non solo per rialzarsi dopo mesi di chiusura e prepararsi ad altri mesi di ridotti guadagni, ma anche per far fronte a nuove spese, come l’acquisto di dispositivi di protezione, di divisori in plexiglass, ecc.

La situazione è complessa e i 25 mila euro promessi arrivano solo in pochi casi. Per i Consulenti del Lavoro le procedure di accettazione delle domande si stanno rivelando estremamente più lunghe e complesse di quanto si era previsto, o meglio ipotizzato con un immotivato ottimismo.

Prestiti garantiti, rischio di infiltrazioni mafiose

Se aziende, spesso piccole o piccolissime e imprenditori in difficoltà, non riescono ad avere un accesso al credito, rapido e possibilmente semplificato, il rischio che la criminalità si faccia strada e proponga liquidità attraverso l’usura è più che mai concreto, al sud come anche al nord.

Se non arriva lo Stato, arriva dalla mafia. Il Decreto Liquidità non prevede uno specifico tracciamento del credito, ma sarebbe importante introdurlo per evitare di favorire indirettamente soggetti legati più o meno strettamente alla criminalità organizzata.

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