Cos’è la tassazione TFR? Calcolo del TFR esempi

Ultimamente si parla sempre più spesso della tassazione TFR, ma ancor oggi non sono in molti a conoscere di cosa si tratta e a cosa è dovuto questo nuovo regime fiscale. La tassazione TFR (tassazione del trattamento di fine del rapporto di lavoro o TFR, per l’appunto) è, in effetti, un argomento di grande complessità. Calcolare questo fattore non è affatto così facile come potrebbe sembrare a prima vista. Come calcolare l’importo del TFR? Tenendo conto di alcuni fattori, non è poi così difficile come potrebbe sembrare a prima vista.

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Il calcolo del TFR

Innanzitutto, bisogna calcolare al lordo la cosiddetta aliquota della tassazione separata (questo è previsto dall’articolo numero 17 del TUIR e dal corrispettivo articolo numero 2120 del Codice Civile). Difatti, parlando del TFR (una tassazione relativa alla fine del rapporto lavorativo), ci riferiamo anche a quell’importo che ogni singolo lavoratore riesce a maturare con una cadenza mensile.

Questo è anche l’importo che può essere destinato direttamente all’azienda presso la quale è occupato il lavoratore oppure presso il relativo fondo di pensione. All’importo al lordo dei soldi percepiti (non dal lavoratore (!), ma dal datore di lavoro), non viene applicata la tassa IRPEF, pensata, invece, per le aliquote relative all’anno di erogazione della liquidazione.

Al contrario, viene invece applicata l’aliquota al suo livello medio. Il tutto prendendo in riferimento le varie aliquote dell’IRPEF in tutti quegli anni in cui è durato il rapporto lavorativo tra il datore e il lavoratore stesso. Da un certo punto di vista si può dire che la cosa dia notevoli vantaggi. Da un altro, però, rappresenta anche una specie di ostacolo motivo per cui spesso e volentieri si cerca una soluzione a come uscire dalla tassazione problematica.

Tassazione TFR: esempio pratico

Innanzitutto, occorre prendere di riferimento le varie aliquote maturate negli anni del rapporto lavorativo. A questo si aggiungono anche altri elementi che bisogna tenere in conto: in particolare le frazioni di anni d’anzianità in servizio e il numero di anni maturati.

Il principio di questa tassazione è uguale a quella dell’equità relativa all’imposizione fiscale. In questo modo si stabilisce il concetto secondo cui il reddito che è stato prodotto su più anni del rapporto lavorativo non debba essere tassato con le varie aliquote che fanno da riferimento, ma semplicemente con l’aliquota media di tutti gli anni del rapporto.

Da questo si evince che il calcolo del TFR con il metodo della separata è decisamente più sfavorevole al datore di lavoro piuttosto che al lavoratore. Quest’ultimo, in effetti, può ottenere diversi vantaggi da questo tipo di tassazione, poiché in sede di calcolo verrà determinata un’imposta IRPEF di molto inferiore rispetto a quanto sarebbe stato dovuto se fosse stata applicata l’ordinaria aliquota IRPEF.

Il calcolo dell’Agenzia delle Entrate

Oltre al calcolo illustrato poco sopra, anche l’Agenzia delle Entrare si preoccuperà di eseguire il suo calcolo. Quest’ultima, difatti, effettuerà il calcolo del TFR al netto (e non più al lordo) e prenderà di riferimento la stessa media dell’aliquota IRPEF. Tuttavia, c’è una precisazione da fare: in questo caso la media verrà svolta solo sugli ultimi 5 anni di attività lavorativa presso lo stabilimento. Nel caso in cui l’imposta fosse maggiore alla somma già versata, bisognerebbe pagarne anche la differenza.

Il calcolo TFR passo per passo

1) In primis bisogna determinare il TFR lordo;
2) Quindi si determinata il FTR netto.

Il datore di lavoro deve calcolare la base che sarà valida come somma di tutti i TFR guadagnati negli anni e successivamente rivalutati. A egli spetta anche la determinazione del reddito di riferimento, nonché dell’aliquota media della tassazione. Infine, sempre al datore di lavoro spetta anche il calcolo dell’imposta IRPEF.

Fatto questo, la passa passerà nelle mani dell’Agenzia delle Entrate, che dovrà effettuare il ricalcolo dell’imposta fiscale con tanto di riferimento alla già citata aliquota media (quest’ultima, ovviamente, deriverà dalle varie dichiarazioni fiscali fornite alla stessa Agenzia delle Entrate negli ultimi 5 anni).

Per eseguire il calcolo senza fare errori di sorta ci si riferimento all’articolo numero 17 del testo unico e all’articolo 2120 del Codice Civile. A questo si aggiunge anche il dovere relativo all’obbligo di effettuare il calcolo dell’imposta TFR netta, ovviamente nel pieno rispetto delle regole evidenziate poco sopra.

Per calcolare il TFR al netto bisogna prima calcolare la base imponibile, ovvero eseguire il calcolo dell’importa di riferimento utile per applicare, infine, l’aliquota relativa alla tassazione separata. Quindi bisogna eseguire la moltiplicazione del TFR lordo per il parametro fisso pari a 12.

Occorre suddividere il totale ottenuto per il numero degli anni lavorativi. Per fare un esempio abbastanza banale, un signore potrebbe maturare un TFR lordo in un’azienda pari a 30.000 euro in 30 anni di servizio.

Quindi il TFR al netto sarà uguale alla moltiplicazione del TFR lordo per il coefficiente fisso (12) e quindi dividendo per 30. Se non si sa bene come fare questo tipo di calcolo, si può comunque riservarlo unicamente agli specialisti del settore. In grande misura l’aliquota dipende anche dal valore dell’aliquota stessa.

Per esempio, se il TFR è pari a 20.000 euro e l’aliquota pari a 27%, in tal caso bisognerà moltiplicare 20.000 per 27. A quel punto, tanto per effettuare il passaggio dal TFR netto a quello netto bisognerà effettuare la sottrazione: 50.000-5.400. L’aliquota, invece, dev’essere calcolata in un’altra maniera: 5.400/50.000*100.

Solo dopo toccherà all’Agenzia delle Entrate che dovrà eseguire il suo ricalcolo con tanto di riferimento alle varie aliquote medie e anche ai relativi redditi delle dichiarazioni fiscali solo degli ultimi 5 anni. Qualora l’imposta risultasse superiore, dovrebbe essere l’Agenzia delle Entrate stessa a risarcire il saldo.

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